NEELE: Sì, maggiore attenzione e maggiore collaborazione. Al primo lockdown, abbiamo deciso così su due piedi di tenere il mercato aperto. Avevamo un buon numero di produttori felici e sollevati che potessimo occuparci noi dei loro prodotti, avendo perso il sostegno dei ristoranti. Molti clienti hanno davvero apprezzato il nostro impegno. Approfondire il dialogo con i nostri fornitori ha fatto anche emergere tante idee creative: salse di pomodoro dei produttori del Vierlande e uno speciale ragù di un produttore che si trova nella zona di Mecklenburg, al confine con la Pomerania occidentale. E poi ci sono i prodotti sottaceto: barbabietole, cavolo rosso, cavolo riccio, cavolo rapa, per citarne alcuni.
GIUSEPPE: In realtà c'è stata anche una riscoperta di metodi tradizionali come fermentazione, affumicatura e conserve. In tempi come questi, la gente tende a tornare alle proprie radici. È un modo per richiamare la felicità che si provava quando si andava a far visita alla nonna, che ci cucinava il nostro piatto preferito. Chi è che ha ancora un piatto preferito, ormai? Probabilmente è un'idea legata alla percezione idilliaca del mondo che si ha da bambini e alla nostalgia che si prova per quel periodo. Il cibo è un grande indicatore di amore, affetto e apprezzamento.
HOLGER: Spesso questo aspetto emerge anche dall'estetica di una cucina. La cucina è sempre stata un focolaio di attività. La novità, però, è che non è più dominio esclusivo di mogli e madri. Anzi, è un posto che sempre più spesso si vuole configurare insieme. E il mondo digitale è entrato a farne parte ormai da tempo. La cucina in sé è diventata una componente fondamentale dell'arredamento, e la tecnologia viene volutamente lasciata a vista. Al tempo stesso, però, è anche più avanzata, più semplice e più umana che mai: insomma, il partner ideale, l'aiuto che serve per semplificare tanti procedimenti e consentire a sempre più persone di cucinare al meglio.
GIUSEPPE: Tutta la nostra evoluzione si è imperniata attorno alla cucina, a partire dal fuoco. L'arte culinaria è nata così. I cuochi hanno svolto un ruolo fondamentale nel modellare la nostra esistenza. Il risultato è un mondo civilizzato in cui la gente non deve più preoccuparsi di cacciare o raccogliere il cibo.
JOOST: Eppure i raccolti sono ancora parte della nostra vita quotidiana. Procurarsi beni coltivati localmente è un duro lavoro. Dobbiamo cercare di vendere tutto quello che abbiamo entro il fine settimana. Non abbiamo magazzini dove conservare temporaneamente i prodotti. Forse è per questo che non abbiamo concorrenti: chi si sottoporrebbe volontariamente a un simile stress? È per il 95% duro lavoro e per il restante 5% amore. Nella nostra esperienza, però, alla gente piace, soprattutto se ci si specializza in qualcosa. Il futuro sta in questo: la capacità di specializzarsi in qualcosa di perfetto.